Esponente SIPR: Natale, celebrazione più interculturale che esiste (DIRE - Notiziario Psicologia) Roma, 15 dicembre 2015
"Partecipare a una festa religiosa significa mettere ordine nella propria vita e negli eventi che ci circondano, non sempre prevedibili e comprensibili. In periodi come il nostro, in cui siamo stati duramente colpiti da azioni terroristiche, e in cui avvertiamo una sensazione di caos, paura e ansia perché non sappiamo nemmeno cosa potrebbe succedere domani, il tema della cerimonia diventa ancora più importante". Ne è convinta Raffaella Di Marzio, psicologa della religione e studiosa di scienze religiose, esponente della Società italiana di Psicologia della Religione (SIPR-www.psicologiadellareligione.it) e del Centro Studi sulle Nuove Religioni (CESNUR -www.cesnur.com).
La psicologia della religione studia, da un punto di vista scientifico, il modo in cui le persone credono, utilizza gli strumenti specifici della psicologia avvalorando le sue tesi con ricerche empiriche. Da un punto di vista psicologico "il festeggiare, lo stare insieme nelle occasioni religiose, fa sentire meglio le persone, dà maggiori certezze e ci fa credere di poter gestire la paura che spesso ci attanaglia. I riti e le festività ci danno quindi la sensazione di poterci aggrappare a qualcosa di chiaro, definito, puntuale e stabile. Un esempio- prosegue la studiosa- il Natale viene tutti gli anni, Gesù nasce tutti gli anni. E' un punto fisso a cui guardare, è un rituale collettivo, non un momento individuale".
Di Marzio ribadisce che "è importante che le festività siano vissute da un'intera comunità religiosa che, attraverso riti e cerimonie, riesce a mettersi in contatto con il proprio Dio.
Allora tutti i nostri desideri positivi, le nostre aspirazioni, ciò che dà significato alla nostra vita, al guardare con fiducia al futuro, viene solennizzato nella festività. E in particolare nel Natale, la festività della nascita che dà speranza e sostegno psicologico attraverso la preghiera, aiutando così le persone a superare momenti di difficoltà".
IL NATALE, UN'AZIONE ORGANIZZATA - "Non si rimane passivi dinanzi alle feste. Questo, da un punto di vista psicologico, accresce l'autostima dell'individuo". La SIPR (www.psicologiadellareligione.it) si occupa di studiare fenomeni "particolarmente rilevanti non solo per gli aspetti positivi dell'esperienza religiosa, ma anche per quelli negativi- spiega la studiosa- ovvero le ripercussioni che una fede religiosa deviata può avere sul comportamento delle persone. Si occupa anche dei non credenti".
IL NATALE, UNA FESTIVITA' CIVILE - "Il Natale non viene festeggiato allo stesso modo dagli atei o dalle persone appartenenti ad altre confessioni religiose- ricorda Di Marzio- tuttavia nella società occidentale è diventata una festività civile, dal momento che quasi tutti ormai hanno lunghi periodi di ferie".
IL NATALE, UNA DELLE FESTIVITÀ PIÙ INTERCULTURALI CHE ESISTA - "Il Natale è di tutti, è la festività della vita, della luce, della fertilità e di tutto ciò che ci può essere di bello al mondo. Le polemiche sul 'Non toglieteci il Natale' sono sterili- commenta la psicologa- perché parliamo di una delle festività più interculturali che esista. Inizialmente era una festa pagana legata al solstizio invernale- racconta Di Marzio alla DIRE- ed era molto importante nell'Impero romano. A partire dal 21 dicembre, infatti, la luce del sole inizia ad aumentare e il 25 dicembre la durata del giorno cresce. Tutto questo è un simbolo- continua- che nell'impero pagano era mitizzato come la nascita del dio Sole partorito dalla dea Vergine, che a sua volta era la personificazione della notte. In Egitto era rappresentato da Horus partorito da Iside. E' una lunga tradizione giunta a Roma attraverso il culto del dio Mitra, poi entrata nelle abitudini dei cittadini. Ecco che la festività del dio Sole è diventata una degli esempi più significativi della contaminazione delle culture e tra le diverse religioni". Le cose sono cambiate con la diffusione del Cristianesimo: "La chiesa ha tentato di trasformare la festa del Natale proponendo Gesù Cristo come il vero dio Sole nato di notte da una vergine. La festa fu ufficializzata da Costantino, anche se all'inizio coesisteva insieme al Natale di Mitra".
I MUSULMANI RISPETTANO PROFONDAMENTE IL NATALE - "I musulmani non festeggiano il Natale perché il profeta Maometto non ha detto di festeggiare alcuna nascita, ma credono che Gesù sia un grande profeta e lo rispettano profondamente. Nelle scuole pubbliche ci sono bambini e ragazzi musulmani che frequentano l'ora di religione cattolica, perché interessati a conoscere la vita di Gesù- aggiunge l'esponente del CESNUR- la religione dei cristiani. Nelle scuole c'è il massimo del dialogo". IL NATALE È ENTRATO NEL NOSTRO DNA - "È un momento per ritrovarsi insieme una volta l'anno, una festa realmente civile per tutti. Il non credente non andrà a messa, il buddista non va a messa, così come alcuni gruppi neopagani che però ugualmente festeggiano il solstizio d'inverno e l'allungamento delle giornate". L'unico aspetto negativo, secondo Di Marzio, è nella "commercializzazione eccessiva di questa festività che può creare delle controindicazioni in alcuni soggetti più fragili, esacerbando i loro disagi psicologici preesistenti. Possono risentire di questa accelerazione delle emozioni, di quest'attività frenetica che agita fortemente la loro psiche. La commercializzazione ha fatto, inoltre, dimenticare i valori bellissimi di umanità: il valore della povertà come ricchezza interiore. Il Natale cristiano ha come protagonisti tre ebrei che hanno dovuto abbandonare la loro casa e fuggire in Egitto, come i profughi di oggi, e pastori arabi che vivevano in Palestina. La festa del Natale è il vertice massimo della spiritualità e dell'apertura della mente a tutto ciò che non è materiale. Un aspetto di condivisione dimenticato- conclude- e sostituito dall'avere, l'esatto opposto ".
(Wel/ Dire)
