La pranoterapia: indicazioni pastorali per una pratica diffusa e controversa
La Pranoterapia, insieme a pratiche di occultismo, spiritismo e magia, torna alla ribalta in seguito alla tragica fine di un malato di diabete deceduto qualche tempo fa. Un articolo sulla vicenda si può leggere QUI
La Chiesa cattolica ha dato indicazioni pastorali su queste pratiche in diversi documenti. In particolare, per quanto riguarda la pranoterapia, nel Luglio del 2000 è stato pubblicato un documento dall' Ufficio Nazionale CEI per la pastorale della sanità
Don Sergio Pintor, nella presentazione del Documento Le Istituzioni sanitarie cattoliche in Italia - Identità e ruolo, ha sottolineato il significato pastorale della presenza cattolica nel mondo della salute. La Chiesa ha ricevuto dal Signore la missione di "annunciare il Vangelo e di curare gli infermi, sempre e dovunque".
Il documento esamina molti problemi relativi al mondo della salute e si articola in quattro parti:
- la prima richiama le radici e il senso delle Istituzioni Sanitarie Cattoliche davanti alle nuove sfide;
- la seconda presenta l'identità specifica delle ISC e la loro relazione e integrazione nell'ambito della sanità;
- la terza e la quarta affrontano alcuni nodi e problematiche attuali.
La pubblicazione si rivolge "non solo a chi opera in seno alle Istituzioni sanitarie cattoliche, ma anche all'intera comunità cristiana con le sue diverse componenti, perché insieme e in termini di corresponsabilità si rifletta sulla presenza e l'azione della Chiesa nel mondo della salute, sul significato e validità oggi delle istituzioni ISC nel nostro paese, sulle esigenze e sui problemi a cui esse devono rispondere sulle modalità con cui meglio qualificarle e integrarle a servizio di una cura più mirata e adeguata della salute di ogni persona".
La riflessione interpella anche " la stessa società civile e le pubbliche istituzioni dello Stato, per un concorde e comune impegno nel migliorare nel nostro paese il servizio al bene comune e di ciascuno, così caro a tutti, che è la salute".
Nella prima parte del documento, Dalla memoria alla profezia, il paragrafo Le sfide del futuro affronta le problematiche connesse con la medicina dei nostri tempi e al n.10 si sofferma sulla diffusione e i problemi connessi con il rapido incremento delle cosiddette medicine non convenzionali, tema spesso correlato con la problematicha delle nuove forme di religiosità.
Riportiamo n.10 del documento
10. In qualche modo correlato con l’autonomia del paziente è l’emergere delle cosiddette medicine non convenzionali, termine onnicomprensivo con cui vengono indicate tutte quelle prassi mediche non fondate sui riscontri di anatomia, fisiologia, patologia e terapia propri della medicina occidentale. Si tratta di un gruppo assai eterogeneo di pratiche terapeutiche, più o meno diffuse, più o meno conosciute: erboristeria, agopuntura, omeopatia, reflessoterapia, iridologia, pranoterapia, reiki, shiatzu, ecc. Senza entrare nel merito di una loro possibile efficacia, bisogna rilevare innanzitutto la possibilità di un eventuale danno per il paziente che vi si sottoponga, abbandonando al contempo una terapia più “tradizionale” ma di provata efficacia. Il secondo, più delicato problema, anche di ordine pastorale per la Chiesa, riguarda il possibile coinvolgimento, da parte di alcune di esse, con filosofie orientali difficilmente compatibili con la fede cattolica e qualche volta persino accompagnate da pratiche occultistiche. Pertanto, mentre da un lato si dovrebbe tenere un atteggiamento rigorosamente prudenziale circa la loro possibile pratica in istituzioni sanitarie cattoliche, dall’altro la Chiesa deve sentirsi fortemente interpellata ad approfondire il problema, acquisendo la necessaria competenza per un sicuro discernimento, nel rispetto della metodologia scientifica che riconosce nella medicina una scienza sperimentale. In particolare, occorre chiedersi se il ricorso sempre più frequente alla medicina non convenzionale non sia per caso l’effetto di non adeguate applicazioni della medicina allopatica. È ormai evidente, infatti, che la variabilità individuale alla risposta ai farmaci è elevata. Occorre dunque prendere atto che la terapia di gruppo, mirata su un soggetto medio, è inadeguata. Una attenzione maggiore alla terapia individuale e al ruolo della componente genetica nella risposta al farmaco servirebbe anche a ridurre lo iato esistente tra medicine convenzionali e non convenzionali.
Ufficio Nazionale CEI per la pastorale della sanità
Leggi la Presentazione del documento sul Sito Web della CEI