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Ricostruzione a cura di Raffaella Di Marzio

 

Il  caso della comunità di Ananda Assisi, oggetto di indagini dal 2002, rimbalza da una testata giornalistica all'altra nel 2004, in seguito alla perquisizione effettuata nella sede del gruppo e agli arresti di alcuni membri.

Chi fosse interessato a conoscere Ananda Assisi può leggere la Scheda dell'Enciclopedia delle Religioni in Italia che descrive la comunità in modo più approfondito.

 Qualche giorno fa mi è stato segnalato un articolo nel quale si davano le ultime notizie in merito alle vicende giudiziarie di Ananda Assisi, i cui componenti sono stati scagionati da ogni accusa  dopo più di quattro anni dallo scandalo mediatico.

Per comprendere meglio questa vicenda, che purtroppo è stata preceduta e seguita da altre vicende simili, riporto laricostruzione dei fatti di Manuel Olivares, testimone diretto nel giorno del raid della polizia presso la sede di Ananda Assisi.

 

La vittoria di Ananda Assisi

Era gennaio del 2004 e mi ero appena traferito ad Urbino. Mi arriva la notizia di una retata poliziesca ad Ananda Assisi, la comunita’ spirituale fondata da Swami Kriyananda, discepolo di Paramahmasa Yogananda, nel 1984 (per una presentazione della comunita’ rimando al sito internet viverealtrimenti.com).

Ricordo fu istintivo prendere la macchina e correre, neve permettendo, ad Ananda per scrivere un articolo per il mensile AAM Terranuova. L’accoglienza fu molto calorosa e, da allora, i rapporti con la comunita’ sono sempre stati eccellenti. Sono dunque lieto di riportare l’articolo che scrissi in quell’occasione, per spiegare un minimo in dettaglio cosa e’ realmente accaduto a seguito di quella retata e, soprattutto, la comunicazione che ho avuto da Ananda in questi giorni.

A 4 anni di distanza, Ananda Assisi ha ottenuto giustizia, regalando una bella vittoria all’intero network comunitario. 

L'articolo  (pubblicato in: AAM Terranuova, marzo 2004)

Nel 1971 la casa editrice Astrolabio pubblica la terza edizione riveduta (la prima è del 1951) di Autobiografia di un yogi, del maestro spirituale indiano Paramahansa Yogananda (1893-1952). 

Da allora il testo non ha cessato di essere ristampato ed è ancora in vendita in molte librerie. Parliamo insomma di un grande classico, letto da milioni di persone nel mondo. Al messaggio di Yogananda ha fatto presto seguito un discreto fermento comunitario, coordinato dal suo diretto successore: J. Donald Walters, maggiormente conosciuto come Swami Kriyananda.

 A partire dagli anni ’70 verranno dunque fondati, progressivamente, 7 “villaggi Ananda”; 6 in America ed uno in Italia, a pochi chilometri da Assisi, che oggi ospita circa 90 persone. Limitandoci a considerare il caso italiano, ad Ananda si valorizza moltissimo la dimensione spirituale ma non si trascura, al contempo, quella produttiva. Nei suoi stabili è attiva una cooperativa di vendita di articoli per la meditazione, cristalli, libri, incensi ecc…, una foresteria ed una casa editrice (Edizioni Ananda).

 Sembra tutto procedere nella ricercata armonia quando, il 14 gennaio, la pacifica comunità spirituale ha un risveglio insolitamente poco meditativo. È difatti oggetto di una perquisizione scrupolosissima della guardia di finanza (80 finanzieri con un cane antidroga ed armi nelle tasche), disposta dal sostituto procuratore Antonella Duchini. 

Non viene trovato niente di incriminante ma le accuse presentate sono gravissime: associazione per delinquere, truffa, usura, frode, circonvenzione d’incapace, riduzione in schiavitù e si focalizzano su undici persone indagate. 

La stessa gravità delle accuse giustifica il sequestro temporaneo di diversi computer, conti correnti intestati alla comunità per una cifra complessiva di 300.000 euro e di 20.000 euro in contanti.

Tutto materiale su cui gli inquirenti debbono indagare.

Buona parte dei soldi bloccati, mi hanno detto ad Ananda, servivano per pagare i fornitori e gli stipendi di soci e dipendenti. Se a questo si aggiunge che le lungaggini burocratiche possono paralizzare per un periodo intollerabile le attività produttive, siamo al rischio di bancarotta. 

Stando a quanto hanno scritto giornali locali - che non hanno mancato di parlare di “setta mistica”, “lavaggio del cervello” e spoliazione dei beni degli “adepti”, contribuendo a danneggiare ulteriormente, in totale assenza di prove concrete, l’immagine della comunità - l’inchiesta sarebbe partita da una denuncia proveniente da uno o più familiari di una o più persone “plagiate”. Aparere degli indagati, invece, l’accusa verrebbe da un uomo vissuto in loco per un certo periodo e risentito per non essere riuscito a raggiungere la sperata pace interiore.

A strenua difesa di Ananda, la giornalista e scrittrice Paola Giovetti ed il regista Giacomo Cambiotti, che vi hanno vissuto per un certo periodo di tempo. Non sono naturalmente gli unici a manifestare la loro solidarietà. I Radicali umbri, poi, denunciano il tentativo di instaurare, nella propria regione, “un clima paranoico proibizionista di stampo inquisitorio e controriformista”. 

Personalmente ho visitato Ananda tre volte ed ho intervistato lo stesso fondatore. L’impressione che ne ho avuta è di un luogo dove si cerca di vivere in armonia con le proprie convinzioni religiose ed un’autenticità spirituale di cui purtroppo il mondo sembra ormai irrimediabilmente carente.

Da un punto di vista culturale ciò che, credo, penalizzi realtà come Ananda, in particolare in momenti così difficili, è la profonda e diffusa ignoranza di culture religiose altre, che può indurre ad assumere punti di vista univoci e ferocemente preconcetti.

Di qui, nell’universo insulso dei luoghi comuni, chi sceglie, ad esempio, di praticare il karma-yoga (servizio volontario come offerta a Dio) in un ashram o in una comunità religiosa può essere facilmente additato come un individuo psicolabile sfruttato da feroci aguzzini o addirittura ridotto in schiavitù.

(In: AAM Terranuova, marzo 2004)

Tratto da http://viverealtrimenti.blogspot.com/2008/12/la-vittoria-di-ananda-assisi.html

 

Dopo le parole di un testimone diretto metto qui di seguito alcuni degli articoli usciti in quei giorni e pubblicati su giornali locali, che mostrano chiaramente il modo "famelico" di fare informazione. Il tipico uso della parola "setta" per definire Ananda, è ovviamente strumentale.

 


 

 Folignoonline- 16 gennaio 2004

ADEPTI ANANDA SI DIFENDONO: GDF E CC AL LAVORO SU CARTE

Gli undici indagati sette americani due tedeschi e due italiani della setta-associazione Ananda, una "congregazione di uomini liberi che si sono uniti per pregare e vivere nel ritiro in una proprieta' tra Assisi e Nocera Umbra in un particolare cammino spirituale", si difendono dopo che carabinieri e Guardia di Finanza hanno sequestrato una notevole quantita' di carte che proverebbero illeciti, in particolare nella costruzione di un immobile, "il tempio" di circa 350 mq., secondo le accuse, abusivo.

Una indagine era stata gia' avviata nel 2002; ora nuovi controlli hanno portato ai provvedimenti della magistratura nei confronti degli indagati dopo che su Internet i militari della stazione di Gualdo Tadino, avevano trovato una pubblicita', mirata all'uso di sostanze non autorizzate dal ministero della Sanita'. 

L'associazione Ananda fa capo ad una comunita' con sede a Palo Alto in California; il fondatore e' uno statunitense, Donald J. Walters che per gli adepti ha assunto il nome di Swami Kriananda, lui che predica una vita parca, senza fumo, senza eccessi con comportamenti mistici. 

Gli indagati sono tutti difesi dagli avvocati Giuseppe Caforio e Alessandro Di Baia i quali sostengono che tutte le accuse verranno smontate e che quindi si tratta tutto di un "equivoco" e che le accuse di associazione, riduzione in schiavitu', circonvenzione di incapace, truffa e usura, sono abnormi. Intanto i controlli di CC e della GDF si sono spostati sui conti bancari dell'associazione e dei vari componenti mentre un dettagliato dossier e' stato inviato al Pm. Antonella Duchini.

        


Articolo di Valentina Aisa

16 gennaio 2004 - Dopo le perquisizioni del Gico della Guardia di finanza e le indagini a carico di undici esponenti della comunità.     La difesa di Ananda: siamo gente libera.   I capi della setta di Assisi ribattono: nessuno schiavo, vietati alcool, fumo e droghe

ASSISI – «Nulla è fondato, le accuse vanno contro i principi di base su cui viviamo. Stiamo solo cercando di fare qualcosa di diverso, che non viene capito»: si difende la comunità Ananda di Assisi dalle pesanti accuse di associazione a delinquere, riduzione in schiavitù, circonvenzione d’incapace, truffa e usura, dopo la maxi perquisizione del Gico della Guardia di finanza di Perugia nei confronti di 11 persone. 

«Viviamo in armonia, cooperazione, fratellanza e libertà – continuano i membri di Ananda – cercando di trovare Dio nella nostra vita. Non c’è coercizione, nessuno è tenuto schiavo: gli unici divieti riguardano l’uso di alcol, fumo e droghe. Invitiamo chiunque a venire da noi, la porta è sempre aperta».

Ma l’inchiesta, coordinata dal sostituto procuratore della repubblica, Antonella Duchini, va avanti. Sotto sequestro ci sono computer, oggetti d’oro e d’argento, 20 mila euro in contanti ed altri 300 mila euro sui conti correnti dell’associazione tra Perugia, Assisi, Nocera Umbra, Valfabbrica e Gualdo Tadino. 

«I miei assistiti sono allibiti – dice l’avvocato Giuseppe Caforio - è stato un fulmine a ciel sereno che ha riportato alla luce una vicenda che credevamo archiviata». Due anni fa, i carabinieri di Gubbio indagarono su Ananda, dopo accuse di un dipendente della comunità.

«C’è sorpresa per la modalità del sequestro e per il tipo di reati contestati – continua Caforio – siamo al limite della fantascienza, gran parte del materiale sequestrato è inutile». 

E tutti quei contanti? «Sono gli stipendi da pagare agli oltre 100 dipendenti di Ananda – spiega l’avvocato – tutti assunti regolarmente. La finanza accerterà la coincidenza con le buste paga: tutte le cifre sono contabilizzate». 

Assurda, per la difesa, anche l’accusa di usura: la comunità non ha mai prestato denaro né ricevuto donazioni. Il ritiro di Ananda sulle colline di Assisi accoglie oltre mille persone all’anno per ”dare un significato alla propria vita”, nel ”tempio” di via Montecchio (l’ex hotel ”Rifugio del Re”). 

Organizzata con un’attività commerciale in forma cooperativa per la vendita, quella di Assisi è solo una delle sette comunità spirituali di Ananda, con sede madre negli Usa. «Tra comunità ci sono spesso dei conflitti – conclude Caforio – se tutto parte dalla sede americana, la vicenda si rivelerà ben presto una bolla di sapone». 

 


Molto significativa e interessante è anche la reazione di una seguace arrestata così come viene riportata da un giornale locale nell'articolo Sciopero della fame di una seguace arrestata. 

 

Perugia news.it - 4 Aprile 2004

 Ananda, nove in carcere si cerca la guida spiriruale

Le indagini avviate oltre un anno fa dai carabinieri di Nocera Umbra presero spunto da alcune denunce di ex adepti nei confronti degli indagati che avrebbero messo in atto comportamenti delittuosi, non ultima l'induzione a lasciare i loro averi per essere "salvati" da malattie e sventure. 

Gli adepti quindi abbandonavano tutto e tutti per entrare nell'associazione. Il tutto prese il via dalla commercializzazione sul sito Internet di Ananda, di prodotti con proprieta' terapeutiche che il Nas controllo', rimettendo una relazione al Ministero della salute il quale ne dispose il sequestro su tutto il territorio nazionale.

L'autorita' giudiziaria dispose allora accertamenti patrimoniali e finanziari, che hanno poi portato alle perquisizioni da parte del Gico, con sequestri di immobili, tra cui il cosidetto Tempio della Luce, ad Assisi, una struttura di circa 350 mq. disposta su 3 livelli con cupola di oltre 10 metri, utilizzata per il compimento di incontri spirituali di massa, risultata abusiva in quando come annesso agricolo. 

Stamane nel corso della conferenza stampa il Pm. Miriano ha detto che gli arrestati "tenevano una condotta di elevatissima pericolosita' sociale; non armi, ma la forza della convinzione nei confronti di soggetti che si facevano convincere a dare tutti i loro beni alla comunita'".

Nella "casa madre" di Assisi, tra Gualdo Tadino e Valfabbrica, sarebbero passate non meno di 8000 visitatori in tre anni; le "sedi" in Italia sarebbero una cinquantina, dove chi aderiva all'associazione di Ananda (e sedi in varie nazioni in particolare negli Usa) doveva pagare una retta e mettere a disposizione i propri averi, per ottenere oltre alla elevazione spirituale, eventuali guarigioni da patologie fisiche e psichiche

 


Non credo sia necessario fare altri commenti su questa vicenda, che va interpretata alla luce di quanto ho già scritto nell'articolo Ancora vittime del giornalismo "famelico" e lascio quindi la parola conclusiva ai membri di Ananda, usciti finalmente dall'incubo giudiziario e mediatico, e a un articolo recente della stampa locale dove non si utilizza più la parola "setta" per definire Ananda, ma quella più "pulita" di "comunità".

 

 

La Comunicazione di Ananda in questi giorni 

Il giudice respinge fortemente tutte le accuse contro Ananda. Tutti assolti con formula piena. 

Sabato 22 novembre 2008 è stato un grande giorno per l´opera di Ananda in Europa! Dopo 7 anni di indagini e accuse da parte della Procura di Perugia, il caso intentato contro Ananda per associazione a delinquere con scopi di riduzione in schiavitù, lavaggio del cervello, circonvenzione d'incapace, usura e frode si è concluso con un'assoluzione piena. 

Tutte le accuse sono totalmente crollate e il giudice dell´udienza preliminare, Dr. Massimo Ricciarelli, ha assolto tutti i componenti di Ananda, emettendo sentenza di non luogo a procedere perché il fatto non sussiste. 

Una vittoria schiacciante! Questa è la miglior sentenza che il giudice potesse emettere perché implica l´assoluta inesistenza e nullità delle accuse mosse ad Ananda, come se tutto non fosse mai successo, il che significa molto di più di una semplice dichiarazione di innocenza. 

Gli stessi avvocati, assolutamente fiduciosi dell´esito positivo di questa udienza, sono stati molto ben impressionati per il coraggio dimostrato dal giudice nell'emettere questa sentenza definitiva. Ciò è una dimostrazione straordinaria della forza delle preghiere e della luce della verità.

Vogliamo mandare i nostri più grandi ringraziamenti a tutti coloro che ci hanno sostenuto in questi anni dimostrandoci, con le preghiere e gli aiuti ad ogni livello, solidarietà, fiducia e amicizia.

Ringraziamo i nostri splendidi avvocati che sono sempre stati convinti della nostra innocenza, della sincerità e onestà del nostro operato. La loro presentazione è stata così brillante ed esaustiva da spazzare via ogni dubbio e consentire al giudice di convincersi dell´infondatezza delle accuse ed emettere una sentenza definitiva a nostro favore.

Ringraziamo infine Swami Kriyananda, la cui presenza alla convocazione preliminare, ci ha dato grande sostegno e ha aperto le porte a questa vittoria. Questa saga legale e le sue conclusioni hanno importanti implicazioni per i movimenti spirituali in Italia ed Europa. 

Vi invitiamo ad unirvi alla nostra gioia per celebrare questo giorno che rappresenta la chiusura di un vecchio ciclo e segna l´inizio di "un nuovo domani".

Gioia, Gioia, Gioia!

Con gratitudine a Dio e ai Maestri,

La vostra famiglia di Ananda 

 Tratto da http://viverealtrimenti.blogspot.com/2008/12/la-vittoria-di-ananda-assisi.html

  


 

Ecco un articolo di un giornale locale umbro:

Assolti i componenti della Comunità di Ananda

 22/11/2008

(UJ.com) PERUGIA - Oggi, sabato 22 novembre 2008 si è svolto l’ultimo atto della causa legale intentata contro la Comunità di Ananda, con sede nei pressi di Assisi. Nella mattinata si è tenuta al Tribunale di Perugia l’udienza preliminare presieduta dal GUP Dott. Ricciarelli. 

Dopo 7 anni di indagini e accuse da parte della Procura di Perugia, lo stesso giudice ha assolto tutti i componenti di Ananda, emettendo sentenza di non luogo a procedere perché il fatto non sussiste. Una vittoria schiacciante, che implica l’assoluta inesistenza e nullità delle accuse mosse ad Ananda, il che significa molto di più di una semplice dichiarazione di innocenza.

 “Viva soddisfazione e apprezzamento per l’attento esame effettuato dal Gup, Dott. Ricciarelli, che ha dimostrato una approfondita conoscenza delle carte processuali scegliendo la soluzione conforme alla verità dei fatti, ovverossia l’assoluta assenza di qualsiasi ipotesi di reato in capo alla comunità di Ananda e dei suoi aderenti” - dichiarano gli avvocati Giuseppe Caforio e Alessandro Di Baia.

 “Siamo molto felici e grati che la giustizia abbia riconosciuto l’onestà del nostro operato”, commenta Kirtani Stickney, direttrice spirituale della comunità. “Ringraziamo i nostri avvocati e tutte le persone che ci hanno sostenuto in questi anni dimostrandoci solidarietà e fiducia. Questa vittoria ci motiva e ci ispira a continuare il nostro lavoro nell’aiutare sempre più persone a trovare pace e serenità interiore”.